Venerdì 15 settembre, 15/09/17
entro al Policlinico, zona Audiologia Infantile
Intervista a Maria Patrizia Orlando,
Ricercatore in Audiologia e Foniatria presso la Facoltà di Medicina e Odontoiatria della Sapienza Università di Roma, Dirigente Medico di I livello Otorinolaringoiatra ed Audiologa presso il Policlinico Universitario Umberto I di Roma, Prof. Associato presso il dipartimento di Acustica (IDASCS) area Tor Vergata, Roma.
V. Che valore dai alla Musicoterapia? A che serve la Musicoterapia? Cos’è? Cosa diventerà?
P. Inizio ad interessarmi di musica a 6 anni. Abitavo in un paese piccolissimo, diecimila anime, Cittanova, Reggio Calabria – chiamata la Piccola Atene perché da qui arrivano molte persone interessanti, si dice che sia la sua acqua. Ha un sapore che riconoscerei fra mille! … C’erano poche possibilità di studio, nessun conservatorio o scuola di musica, solo una maestra di musica in tutto il paese. Per cui mia madre gli chiese di venire a farmi lezioni di chitarra a casa. Poi lei partì, quindi iniziai a studiare fisarmonica con suo padre… era uno strumento enorme in confronto a me piccolina 😮.
A 14 anni conobbi Anselmo Cananzi, che adesso è musicista, compositore e insegna Pedagogia Musicale al conservatorio di Messina. Lui suonava flauto traverso, era autodidatta… io ero appassionata dei Rolling Stones.
Lui suonava in un complesso, io facevo la percussionista; percussioni di musica concreta, nel senso di lamiere, poi… poi c’era un tubo di plastica nel quale insieme abbiamo messo della sabbia 😁.
Con Alfredo De Laura, regista della RAI, facevamo le colonne sonore per le opere zero, promo per trasmissioni televisive. Era venuto ad intervistare tutti i nuovi talenti di questa realtà sudista. Col gruppo suonammo al museo di Reggio Calabria, alla Sala degli Dioscuri; Io interpretavo una poesia, un’Ode a Nettuno in greco antico con un sottofondo di musica concreta.
Inizio ad interessarmi a Franco Evangelisti, alla Nuova Consonanza. Avevo 18 anni e ci siamo trasferiti a Roma per studiare medicina. Una scelta assurda! “Questa no, questa no, questa no,…”, poi in famiglia erano tutti medici. Io non lo volevo fare 😒… anche se col tempo ne ho scoperto la sua bellezza ed utilità concreta. Lui lascia medicina dopo poco per iscriversi al Conservatorio. Nel ‘78 Franco Evangelisti m’invitò a fare l’uditore ai suoi corsi di musica elettronica.
Franco aveva il sogno di creare un’Università della Musica. Eravamo diversi tipi di persone, non solo musicisti. Architetti, biologi, poi Io che ero una studentessa di medicina. C’era anche un filosofo! I musicisti lui li considerava persino poco acculturati.
E’ stato un personaggio importantissimo per noi, un maestro, quasi un padre. Fu lui che mi suggerì di studiare la fisica del suono.
Arrivata quindi al 5 anno di medicina scelgo a Clinica otorinolaringoiatrica Audiologia, una pratica relativamente nuova. Franco aveva pochissimi allievi, si interessava proprio delle fisiopatologie!
Musica elettronica al tempo si faceva col Moog, al tempo non esisteva neppure il diploma in musica elettronica… era più un attestato. Anselmo per prenderlo andò al Centro di Calcolo di Pisa. Pensa che per fare 2 minuti di musica ci vollero 2 mesi!😧 Al tempo usavamo ancora le schede perforate, siamo agli albori della musica elettronica. Partendo dai suoi parametri base, per cui: frequenze, tempo, intensità, attacco, durata, intervallo. Cioè tu finalmente potevi pensare, quindi comporre, musica dal silenzio, senza uno strumento prestabilito, come potrebbe essere appunto il pianoforte.
E quindi questo. Io con Franco faccio 2 anni come uditrice, dove ho incontrato grossissimi personaggi, fra cui Stockhausen e Luciano Berio. Cage è stato uno degli incontri più belli… come lo è stato conoscere Luigi Nono, o anche Donadoni. Ho, insomma, conosciuto grossissimi personaggi, tra cui mio marito Alessandro Vecchiotti.
Però io ero un uditore, io non ho fatto nulla, ero una collaboratrice per l’ascolto estetico delle composizioni di Anselmo. Sono stata fidanzata con lui fino a 23 anni.
Continuo ad interessarmi di musica, tant’è che la mia Tesi di Laurea l’ho fatta sulla Percezione dei suoni complessi – timpano, percezione, dal padiglione auricolare fino alla corteccia cerebrale, e oltre. Perché noi ascoltiamo con tutto il corpo!
V. Come viene percepito il suono, soprattutto se complesso?
P. Certo! Per cui poi andrebbe scomposto. A tutt’oggi non sappiamo come funzioni l’orecchio. Esistono varie teorie, ed è sempre stata la mia voglia di conoscere tutto questo, tant’è vero che sono diventata ricercatrice. I miei primi lavori, le mie prime ricerche, le mie prime pubblicazioni, sono tutte sulla percezione dei suoni complessi. Soprattutto di alcuni suoni particolari che avevamo elaborato digitalmente con un Commodor 64.
V. Storia!
P. Si, veramente Storia. Che erano poi suoni geometrici. Non più sulla progressione armonica, ma sulla progressione geometrica! Partendo da una frequenza fondamentale fino ad arrivare a un tetto che ci eravamo prestabiliti. Siamo arrivati a 4000 Hz. Questo potevi fare con un Commodor; poi il passo frequenziale non mi ricordo quale fosse … minimo 5 Hz, tra l’uno e l’altro. Insomma, era il 1984. 😏
V. Un anno prima che nascessi! 😄😄
P. Ecco, un anno prima che tu nascessi.
V. Dunque. Sì, sì, sì,…
P. Che vuoi!? Non riesci a stringere.
V. Ecco, a me interessano gli esseri umani. Ho visto il cambio nei tuoi occhi mentre parlavi di queste persone che mi hai detto, è stata sicuramente la cosa che mi ha appassionato di più 😌. Mi è piaciuto quando mi hai parlato delle tue cose intime, tipo la tua tesi, la tua passione, questi incontri, quando hai parlato delle percussioni. Mi ha colpito il fatto che ti ricordi tutti i nomi e, con una certa precisione, le date.
Lavorare con i pazienti…
P. M.
V. La Musicoterapia oggi.
P. Intanto Tu devi pensare a una cosa: essere Ricercatore Universitario oggi significa essere anche medico e otorino, o audiologo. Comporta necessariamente una scissione, una schizofrenia pazzesca! Da una parte hai tutta la ricerca, dall’altra devi fare una parte assistenziale. Quindi integrare le due cose non è sempre romantico.
V. Eh no.
P. Capito. Devi necessariamente essere pragmatico, all’istante. Per cui se hai bisogno di una diagnosi di sordità in un bambino, non puoi tergiversare. Devi avere un certo tipo di velocità. Tant’è vero che noi al secondo giorno di vita possiamo sospettare una sordità. E questo grazie anche al mio lavoro .
V. Un intervento così repentino su un bambino esclude però la possibilità…
P. Non è un intervento. E’ una valutazione.
V. Sì, però, ne seguirà, immagino, poi un intervento, in qualche modo invasivo?
P. A volte si.
V. Ma in questo modo non si preclude la possibilità all’orecchio del bambino di adattarsi e magari di, spesso è successo che…
P. Qui apri tutto un altro tipo di filosofia su cosa significa sordità.
V. Nel senso che c’è chi non può sentire e chi non vuole sentire? 😁
P. C’è chi diventa sordo, chi nasce sordo, da genitori sordi,… ma qui apri tutto un mondo! 😯
V. Capito. Gli dedichiamo un altro capitolo un’altra volta.
P. E’ un’altra situazione 😋.
V. Più in generale. La Musicoterapia oggi. Ti chiedo ancora: la gente come la vive? I tuoi pazienti si fidano? Sono scettici?
P. Allora devo aprire altre due parentesi.
Una è quella che ti dicevo: noi ormai abbiamo la possibilità di sospettare una sordità il secondo giorno di vita grazie alle scoperte di un grande fisico che si chiama David Kemp, K-E-M-P, che ho avuta la fortuna e l’onore, uno, di conoscerlo e sentire le sue teorie e, poi, di vedere i risultati di tutta la sua ricerca.
Perché tu devi sapere che oltre a ricevere i suoni, – questo è uno scoop, se vuoi per voi, che per gli addetti ai lavori è ormai abbastanza risaputo dal 1970- l’orecchio è in grado di emettere suoni. Questi suoni sono degli echi che provengono dalla coclea ed ognuno di noi ha un certo tipo di emissione.
V. Emettiamo delle frequenze!? 😮
P. Noi emettiamo delle frequenze. Queste frequenze sono spontanee, difficili da rilevare perché devi stare proprio in un ambiente, come dire, silente. I primi echi si chiamano Echi Cocleari, o Echi di Kemp. Fai conto che li rilevavamo alle 3 di notte, con un silenzio assoluto e con macchinari enormi. Oggi gli apparecchi per questo tipo di rilevamento sono grossi più o meno come un citofono.
Ecco, gli echi possono essere spontanei, che significa che ognuno ha una propria frequenza di risonanza. A lezione lo racconto sempre. Kemp è stato bravo ad oggettivizzare, ma questa cosa si sa da secoli!
“Per i musicisti indiani, per esempio, soprattutto per i suonatori di Sitar. Tu sai che il Sitar è assolutamente personale e viene praticamente… Il musicista che vuole suonare il Sitar si deve ritirare in una grotta per ascoltare il suo suono. Una volta ascoltato e riprodotto, il liutaio costruisce una cassa di risonanza dello strumento esattamente per amplificare quel tipo di suono. Questo da secoli! Da sempre! “
V. In che senso? Cioè? Il Sitar è quello che…
P. E’ quello enorme, grosso, che si appoggia a terra, con un manico lungo e tu lo suoni a terra, arpeggiando.
V. …quello con le corde 😊.
P. Sì, esatto, quello a corda. E questo perché la musica, per loro, indiani, soprattutto per chi suona il Sitar, è un passaggio specifico della tua anima a un’anima collettiva. E perciò il tuo sentire e la tua frequenza dev’essere risonante con gli altri, maggiormente amplificata. Per cui un Sitar può essere suonato solo da quel..
V. Da quel musicista.
P. Da quel musicista e non da altri. Una volta che lo suoni tu è scordato. Questo per dirti che, siccome noi emettiamo dei suoni, ognuno ha una sua propria impronta sonora.
V. Sto cercando un modo per farti tornare a parlare di sordità.
P. Allora, se non si rilevano gli echi cocleari si può sospettare una sordità. E’ questo che ti dico.
V. Esistono persone che non emettono frequenze 😮 ?
P. Esistono, quantomeno, eh, sì, non emettono frequenze.
V. Che non emettono quelle specifiche frequenze?! 😉
P. Allora, ti stavo dicendo, da un punto di vista degli echi cocleari, noi ne abbiamo di spontanei, che sono difficilissimi da rilevare, sono quasi un’impronta, difficilissimi da rilevare.
V. E rimangono per tutta la vita gli stessi?
P. Dovrebbe essere così 😏.
V. Non ne abbiamo la certezza?
P. Perché poi questa parte di ricerca è stata un po’ abbandonata, perché richiede veramente molto tempo e non è quindi adattabile ad una prassi continua di standard, di test. Mentre gli echi cocleari non spontanei, quelli provocati, sono onde di emissione acustiche. Tu stimoli la coclea con un suono particolare che si chiama CLICK, che non ha specificità in frequenza, ma un range rate talmente piccolo… è più facile fartelo ascoltare che dirtelo. E’ velocissimo, ta ta ta ta ta, molto più veloce. Stimola l’intera coclea e questa risponde con un eco. A questo punto sai di avere una coclea funzionante.
V. La coclea è la coccinella dentro?
P. Sì, la chiocciola.
V. Significa che gli mandi questo impulso, che si fa tutto il giro ed il suono non trattenuto viene espulso?
P. Sì, è il movimento delle cellule ciliate.
V. Quando ciò non succede significa che la coclea 😑.
P. Non funziona, quindi sospetti una sordità. Poi l’entità della sordità te la fai con altri tipi di esami. Però già questo te la dice lunga, ti aiuta moltissimo.
V. Continuerei a parlare di questo tutta la sera…
P. Non ti interessa?
V. Tutt’altro! Mi affascina moltissimo, ma voglio arrivare ad un punto. La Musicoterapia?
P. Ecco, quello che ti sto dicendo è che la Musicoterapia dev’essere per ognuno personalizzata. Non può essere uguale per tutti. Ognuno di noi risuona in maniera differente e ha propri gusti musicali che risuonano all’interno e che possono coincidere, se vuoi, possiamo dire, di carattere sociale, oppure statisticamente comprovante il periodo. Però altri tipi di musica non ti risuonano, non ti appartengono.
V. Tipo il confronto fra musica indiana e musica Pop?
P. A livello superiore può essere un concetto socio-culturale, associato all’etnia, alla contingenza o alla moda del momento. Oggi basta che apri internet e senti il suono del Sitar, puoi sentire Beethoven, voglio sentire, m, non lo so,
V. I Jethro Tull?
P. O Tiziano Ferro. Hai tutto in tempo reale. Una volta non era così.
V. Quindi un rapporto musicoterapeutico è, prima di tutto, un rapporto personale e di fiducia?
P. Non solo. Inoltre in base all’età del bambino, della persona, cambia il gusto. Poi, come dicevi tu, no? Come hai detto all’inizio: quello che loro vogliono è quello che maggiormente gli risuona.
V. Io definisco le canzoni che ci piacciono, e ci sono piaciute, come fotografie emotive. Affronto la questione da un punto di vista psicologico, se vuoi.
P. M.
V. Se s’impara ad oggettivare quella fotografia emotiva attraverso l’ausilio della teoria musicale, si riesce ad escogitare oggettivando, cosificando, diciamo così, liberando quel nodulo emotivo che ci ha trattenuto. Perché penso che ci piaccia ciò che non capiamo del tutto, Winckelmann.
P. Anche, sì, può essere. Ma in ogni caso ti deve risuonare da qualche parte. Come mai questa musica che non ho mai sentito prima comunque mi prende e in qualche modo mi emoziona?
V. Ecco! Sì! Vorrei proprio fare uno studio sulle emozioni, perché queste necessitano del vuoto, dell’incomprensione, secondo me…
P. Oppure può essere improvvisa. Un’emozione, voglio dire, per essere veramente tale, dev’essere anche inaspettata.
V. Si 😊. Quando ti prepari ci rimani spesso deluso 😞. Adesso voglio chiederti del futuro della Musicoterapia.
P. Allora. Il futuro della Musicoterapia. Quindi: per essere un bravo musicoterapeuta è ovvio che devi spaziare e devi conoscere bene vari odori e generi musicali. Fai conto, tu mi hai citato Musicofilia… hai visto che c’è un passo in cui… ma lo sai che l’avevo contattato per fare un convegno che si doveva chiamare Musica e Udito, tanti anni fa, ma, insomma, comunque, al di là di questo, allora, Oliver Sax, gli avevo scritto anche una bella lettera.
V. Di dov’è lui?
P. M.
V. Americano?
P. Eh! Sì! Era già un grande!
V. Torniamo. Il futuro della Musicoterapia.
P. C’era un pezzo in cui diceva che la musica Rap poteva essere molto utile per i bambini balbuzienti. Perché il ritmo che ti crea può aiutare maggiormente i bambini che hanno questo tipo di scarsa fluidità nell’articolare le frasi e le parole.
V. Tipo nel Discorso del Re 😁. Ho letto che ti sei occupata anche di dislessia.
P. Sì, vabbè, ma la dislessia è un’altra cosa, è la difficoltà a leggere.
V. Immagino sia sempre una questione di ritmo?
P. M. Cioè, no, perché lì la questione del ritmo, della poca fluenza, è dovuto al fatto che non riconosci quello che stai leggendo. E’ un codice di scrittura che tu non riconosci, che non riesci ad elaborare. Se tu non riesci a distinguere la B dalla D, capisci che…
V. Beh, nello stampatello minuscolo metti la stanghetta di qua o di là. Credo che a tutti da piccoli sia capitato almeno una volta di confondersi 😀.
P. Eh 😕, ma molti bambini non riescono visivamente a capire che differenza ci sia tra una B e una D, non è solo un discorso fonetico…
V. Un po’ una questione temporale, per cui non distinguono il prima dal dopo, non riescono a riconoscere…
P. Ai dislessici se tu metti davanti un intero rigo, è un grossissimo problema per loro. Per cui, con un righello, piano piano, passano di sillaba in sillaba; oppure tengono il dito sotto. Hanno tutto un percorso lunghissimo da…
V. Noi lo facciamo in pochissimo tempo 😉.
P. Per noi è immediato. Per loro è difficile. La dislessia è tutto un altro discorso.
V. Utilizzare la musica per risvegliare delle cose emotive, per riavviare…
P. Sì, ma soprattutto…
V. Questa è Musicoterapia?
P. Sì, ma sopratutto, per esempio, io uso molto e consiglio determinati tipi di brani musicali per uno screening audiologico negativo. Viene fuori che a questi bambini non si rilevano gli echi cocleari, non c’è risposta. Sono bambini di due giorni. Magari li possiamo vedere dopo una settimana (devo citare il protocollo), un mese, quindi piccolissimi. Per essere certi che il bambino si ipoacusico.
V. Ipo cosa?
P. Ipoacusico, abbassamento uditivo. L’entità del problema ci mette un po’ a definirsi, devi aver vissuto un certo lasso di tempo. Pensa che le vie uditive maturano durante il primo anno di vita. Quindi c’è chi matura prima e chi matura dopo. Gli devi lasciare questo margine di tempo. Se vuoi essere sicuro devi aspettare almeno il 6 mese. Se poi il bambino è prematuro, quelli che nascono prima dei 9 mesi, addirittura di 7 mesi o di 5, che pesano 600 grammi 😓, è una cosa veramente assurda.
Sopravvivono con grossi problemi, che possono essere visivi ed uditivi. Quindi noi li seguiamo nel tempo. Io consiglio, proprio per la maturazione delle vie uditive, di usare la musica.
V. Mozart?
P. Mozart! Certamente! Perché è quella che coordina meglio a livello della mielinizzazione. La mielina è…
V. Quella che serve ai neuroni?
P. La guaina mielinica è quella che avvolge completamente i nervi e dà la possibilità di accelerare la percezione di qualsiasi senso. Quindi più sei mielinizzato, più sei sensibile. Parliamo di sensorialità e motilità.
V. Per cui Mozart è molto mielinoso 😁. Mozart, Bach,…
P. Gli studi di Bach.
V. Anche i Canoni?
P. Anche Beethoven, ma maggiormente la Pastorale di Beethoven.
Un’altra cosa che aiuta alla maturazione, la musica etnica, la musica africana, tamburi. I tempi, sai, i tamburi hanno una frequenza molto bassa per cui anche i sordi, con sordità profonde, rimane sempre comunque un residuo uditivo sulle basse frequenze.
Per cui s’inizia una logopedia con un allenamento musicale, acustico.
V. Viene abituato…
P. Il bambino che può essere ipoacusico…
V. E la persona può essere recuperata a qualunque età o?
P. Conviene agire quando sono ancora piccoli.
V. Ma, per esempio, con questo enorme afflusso di immigrazione, per loro non si può fare niente?
P. Certo! Ma è meglio riprenderli finché sono piccoli.
V. Nel senso che più avanti vai con gli anni, più lungo sarà il lavoro psicologico da fare, per arrivare ad avere effetti sul fisico…
P. Psicologico!? No! Direi piuttosto sensoriale, neurologico.
V. Ho studiato filosofia, ho un po’ di confusione. Nel senso che se noi siamo in grado di disporre il corpo all’appercezione, è più facile che si percepisca?
P. Chiaro! La sordità non è soltanto una questione genetica, può essere determinata anche dalle scelte della madre durante il periodo di gravidanza; che so, prende un farmaco, il fumo della sigaretta, oppure contrae una malattia.
V. Scusami Patrizia, per chiudere: tu suggeriresti a tutti di occuparsi di musica ed eventualmente anche a una cura…
P. Assolutamente! Agli audiologi assolutamente! Audiologi ed Otorini, per capire la maturazione dei gusti dei bambini.
V. Delle mie amiche in cinte mi hanno chiesto una playlist di musica classica da far ascoltare ai loro bambini in pancia.
P. La sto facendo, la sto preparando.
V. Dove la trovo?
P. A breve, perché purtroppo sono occupata di altre cose, però la sto preparando perché ci sono vari modi… E’ importante sapere che alcuni tipi di canzoni e filastrocche possono aiutare il loro bambino nella maturazione e per la riabilitazione uditiva.