Queste sono le 3 caratteristiche oggettive della musica. L’elemento comune tra queste tre caratteristiche è il silenzio, l’intervallo.
Affinché si distingua un evento sonoro dall’altro, è infatti indispensabile ammettere l’esistenza di vuoti fra l’uno e l’altro. Ciò è realmente possibile solo a livello matematico, per cui 1 e 2 sono effettivamente due eventi distinti. Per la stessa ragione il Do e il Re sono due note diverse perché hanno 1 intervallo di differenza. Arriveremmo quindi a definire il silenzio come il movimento del cambiamento, quell’istante in cui non si è più in 1 e non ancora in 2, un’intuizione insomma.
Il Ritmo contraddistingue una continuità orizzontale, la Melodia una continuità di profondità, l’Armonia una continuità dell’insieme.

Al di là delle continuità vi sono poi le singolarità a specificare un evento sonoro dall’altro.

Le caratteristiche peculiari di un suono si distinguono in 3 fondamentali, per cui distinguiamo sull’asse x, in orizzontale, il timbro, le sfumature peculiari del suono; sull’asse z, in profondità, la tonalità, la velocità alla quale l’onda specifica di quel suono vibra; sull’asse y, in verticale, il rapporto fra timbro/tonalità, ovvero l’intonazione, il modo specifico in cui un suono viene emesso.
Queste 3 caratteristiche contraddistinguono fisicamente un suono, una nota dall’altra. L’elemento comune è l’oggetto in sé che produce il suono.